Voglio chiarire meglio il concetto espresso nella diretta Instagram con Juri Ragnoli.
Juri chiedeva qualche consiglio, in modo da affrontare questo periodo di incertezza sul futuro delle gare sportive. È noto a tutti che a causa della pandemia da COVID-19 le competizioni sportive sono state annullate a data da destinarsi.
Come trovare le motivazioni per continuare ad allenarsi senza competizioni in vista, considerato anche che non possiamo uscire di casa? È diffuso il concetto che senza obiettivi non esiste motivazione, ma è proprio cosi vero? È cosi necessario lavorare per obiettivi?
E se non è cosi, qual’è l’alternativa? Come posso tenere la motivazione sufficiente per un allenamento efficace?
Semplice, bisogna smettere di lavorare per obiettivi finiti ma lavorare per obiettivi infiniti.
Per chiarire il concetto devo scomodare un autorevole scrittore di fama internazionale. Simon Sinek nel suo libro “il gioco infinito” spiega chiaramente la differenza tra i due tipi obiettivi. Provo a sintetizzarla come posso.
OBIETTIVO FINITO (obiettivo)
Un obiettivo finito è quello che conosciamo e sappiamo ben individuare con l’acronimo SMART. Specific, Measurable, Achievable, Realistic, Time-related ovvero Specifico, Misurabile, Raggiungibile, Realistico, Tempo Determinato. Ci sono quindi regole, misure, tempi e modalità. Raggiungere un determinato valore di watt/kg, un certo peso corporeo, un certo numero di allenamenti settimanali, un volume di allenamento specifico, una certa FTP e così via. Una gara è un obiettivo finito, ha regole chiare e uguali per tutti. Facile stabilire chi vince e chi perde.
OBIETTIVO INFINITO (direzione)
Gli obiettivi infiniti sono target che non hanno una fine temporale. È puntare verso una direzione e non verso una meta. È andare verso est, in quella direzione. Possiamo arrivare a Trieste, in Slovenia o in Cina ma l’importante è verso est.
Gli obiettivi infiniti, invece, come la vita o il business non hanno vincenti o vinti, le regole sono mutevoli, non esiste il concetto di “vincere il business” o “vincere nella vita”. Non lo possiamo misurare, possiamo solo dire che c’è chi è avanti e chi rimane indietro.
Bene, è chiaro che anche in generale la vita sportiva è un “gioco infinito”.
I pro non sanno mai con certezza cosa succederà l’anno dopo, quali saranno i movimenti delle squadre, quali saranno i risultati che otterranno o quali, come nel caso di quest’anno gli eventi esterni non controllabili. Gli amatori non sanno se riusciranno ad allenarsi con la stessa frequenza o la stessa intensità, non sanno se saranno sorteggiati alle gare più importanti, non sanno se il lavoro consentirà loro di avere lo stesso ritmo. Pensano di saperlo.
E qui arriva l’altro concetto. Noi pensiamo di sapere. Pensiamo di poter predire il futuro sulla base delle conoscenze e delle esperienze passate.
I CIGNI NERI
Finché non succede nulla di esterno che altera gli equilibri, le cose vanno come le avevamo immaginate, più o meno. La storia però insegna che il mondo cambia ed è governato da quelli che Nicholas Taleb chiama “Cigni Neri”, eventi esterni, completamente casuali e che portano sempre conseguenze devastanti. Sono le grandi guerre, le epidemie, gli eventi naturali catastrofici o più semplicemente una separazione o ancora una visita medica di idoneità andata male.
Non possiamo sapere cosa dover sapere.
Da questi eventi possiamo uscire solo in due modi. O miglioriamo oppure soccombiamo ad essi.
A questo punto entra in gioco la mentalità finita e la mentalità infinita delle persone. Se giochiamo ad un gioco infinito, con la mentalità finita rischiamo di soccombere appena si presenta un cigno nero. Ed è certo, che nella vita arriva sempre, è una delle sue caratteristiche.
MENTALITA’ FINITA
È la caratteristica di quelle persone che programmano tutto alla perfezione sempre per raggiungere un obiettivo misurabile. La maggior parte delle volte questo modello è efficace e tutti lo utilizziamo, anche io. Le classiche tabelle per esempio sono una programmazione finita con obiettivi chiari e misurabili.
Chi è troppo spostato su questo tipo di lavoro spesso non reagisce bene ai cambiamenti. Ne è molto infastidito, invece che adattarsi e trovare la soluzione “più ecologica” si sforza di continuare a percorrere il suo sentiero quasi sempre senza risultati o con conseguenze deleterie.
Con una mentalità finita ai cigni neri…si soccombe.
MENTALITA’ INFINITA
L’atleta con la mentalità infinita si allena restando al presente ma orientandosi al futuro. Segue una metodica di allenamento ma si adatta alle circostanze mutevoli che la vita gli propone. Segue una logica di allenamento ma ascolta, modifica il programma, sente il parere del coach e si impegna a trovare il meglio in ogni situazione. Non solo segue i propri valori ma li incarna, non scende a compromessi. È pronto a tutto per difendere il proprio credo. È consapevole che le gare si possono vincere o perdere, gli obiettivi finiti si possono raggiungere o meno ma non viene turbato dal risultato di oggi poiché consapevole che il disegno è ben più grande.
Porta avanti i propri ideali, si diverte ad allenarsi e si allena divertendosi.
Naviga nei vari obiettivi finiti dello sport tenendo sempre la rotta ben presente. È il caso dei campionissimi. Pensiamo ad Alex Zanardi per esempio. Una mentalità infinita per eccellenza. Basta sentire uno dei sui discorsi per farsi travolgere dalle emozioni. L’obiettivo infinito lo si sente nella pancia. Trasmette, coinvolge, trascina.
È difficile, ma è la strada che come coach insegno alle persone che lavorano con me. Un coach dalla mentalità infinita non punta semplicemente a preparare un atleta resistente al cambiamento quanto una persona che da quel cambiamento si lasci trasformare. La metafora della idra è quella più calzante in questo caso. Le si taglia una testa e gliene spuntano due. Un concetto diverso dalla resilienza, termine ormai usato impropriamente. Sempre Taleb conia il concetto di “antifragilità” per descrivere il fenomeno di crescita e miglioramento ottenuto grazie agli eventi traumatici e imprevedibili.
TROVATE LA VOSTRA DIREZIONE
Ok, dopo tutta questa pappardella, cosa ..zzo dobbiamo fare per motivarci a fare i rulli in terrazzo??
Semplice, trovate il vostro obiettivo infinito. Cercate la direzione. Gli obiettivi finiti dovranno poi essere tutti allineati (e anche utili) alla direzione.
Non andate in montagna per arrivare a quel rifugio, andateci perché vi riempie il cuore, vi svuota la mente, vi diverte.
Non andate a lavorare per guadagnare lo stipendio. Andate a lavorare perché credete nel valore del duro lavoro (mi vengono in mente quelle persone che odiano il lavoro ma poi giudicano male chi non lavora)
Non allenatevi solo per vincere la Hero o battere Mario Rossi, allenatevi perché è ciò che vi accende ogni mattina.
Allenatevi per sviluppare una mentalità dura e produttiva nei confronti dei problemi, allenatevi perché è bello vedere come il corpo reagisce agli stress o perché se state meglio potrete aiutare nel migliore dei modi le persone più vicine a voi.
Mettetevi alla prova, rompete gli schemi e costruitene di nuovi sulla base di una idea, di una sensazione o di una nuova teoria che rispetti i vostri valori.
Usando parole mie “SPOSTA IL TUO LIMITE”
E in fine…allenatevi perché abbiamo la fortuna di poterlo fare.