Stamattina ho meditato. Lo faccio sempre più spesso, ne sento il beneficio e il bisogno. Ma perché? Cos’è? Come si impara? Queste sono le 3 domande che mi ponevo prima di conoscere bene questo mondo. È stato oggi, durante la mia meditazione quotidiana, che ho pensato di scrivere queste 4 righe. Risponderò brevemente, dritto per dritto, punto per punto alle 3 domande che mi fanno più spesso. Oggi è il turno della prima domanda, che merita un articolo tutto per lei.
PERCHÈ DOVREI MEDITARE?
Io non sono più un agonista. Non sento più quella spinta alla competizione che mi invoglia ad allenarmi duramente per migliorare le mie prestazioni e battere i miei avversari. Mi alleno e mi mantengo in forma ma sento di aver trovato in questi ultimi anni un equilibrio di pace con me stesso. I carichi di allenamento non sono mai eccessivi, rispetto le mie capacità fisiche e mi spingo oltre solo nel momento in cui sento di poter imparare qualcosa di nuovo. Definisco ogni gara alla quale partecipo come un’esperienza, un nuovo esperimento. Imparo qualcosa di nuovo ogni volta ma questo riesco a farlo solamente spostando l’attenzione dal mondo esterno al mondo interno. Ascolto il mio corpo, il mio respiro, i miei pensieri. Non sempre ci riesco. Alcune volte è più efficace lasciar perdere questa ricerca interna e tentare di raggiungere l’avversario che ho davanti a me, ma sempre con il giusto compromesso tra la fatica e la leggerezza. Tra il tenere e il lasciare. Tra il contrarre e il rilassare. Il prezzo da pagare nel caso in cui decido di non rispettare questo equilibrio è quasi sempre un’infortunio o un carico eccessivamente stressante.
Si trovano molti articoli in rete, centinaia di testimonianze, migliaia di libri ma solo una manciata di atleti o allenatori che rispondono direttamente a questa domanda. Senza giri di parole questi sono stati i vantaggi che ho personalmente sperimentato nel mondo sportivo ma non solo:
- miglior controllo sulle emozioni pre gara.
- miglior concentrazione (Sincronia) durante la prestazione.
- miglior gestione delle energie.
- miglior ascolto del corpo e della mente.
- capacità di gestione del pensiero anche in situazioni critiche.
- tempi di recupero diminuiti.
- consapevolezza generale migliorata.
- divertimento aumentato.
- miglioramento nella gestione del dolore e della fatica.
- serenità generale
Non mi sembra poco, per niente. Ripeto, non sono un agonista ma ho sperimentato personalmente questi miglioramenti. Consiglio a tutti gli sportivi che alleno di dedicare parte del loro tempo a queste pratiche di mental training. Nel prossimo articolo tenterò di spiegare cos’è la meditazione, cos’è lo stato di Trance e le sensazioni legate a questo stato alternativo di coscienza.
Se avete vissuto una di queste sensazioni questo articolo è per voi.
Perché così tanta gente corre se le sensazioni, almeno inizialmente, sono così orrende? In italia si stima che circa 6 milioni di persone corrano più o meno abitualmente. La media è di 3 o 4 allenamenti alla settimana per circa 11 mesi all’anno. Un fenomeno che è aumentato vertiginosamente con la crisi economica.
Perché?
A mio avviso i motivi più facili da individuare sono 3.
- Prima di tutto la corsa è l’attività sportiva più economica che esiste. Bastano un paio di scarpe da running. Tutti sappiamo correre, fin da bambini. Ok, c’è la questione della tecnica di corsa. Qui un suggerimento: https://www.youtube.com/watch?v=RcbIq5NlzfY
- In secondo luogo è uno dei metodi in assoluto più efficaci per restare in forma e sentirsi più belli. Con tre sedute di corsa alla settimana di 30/40 minuti si possono infatti perdere anche a 10 kg in un anno mantenendo lo stesso stile alimentare.
- È il terzo motivo quello per cui mi sono motivato a scrivere questo articolo. È l’aspetto mentale di questa pratica. Sono più di uno i benefici psicologici del running ma mi soffermerò in particolare a parlare del ritmo della corsa. Che influenza ha il ritmo della corsa sul nostro cervello? Correre mi fa schifo. Correre mi fa schifo mentre penso di doverlo fare, mentre mi cambio. Poi esco e in un momento, un momento ben preciso, avviene qualcosa di magico. Si, la corsa è magica. La magia agisce nel momento in cui il ritmo ipnotico svolge la sua funzione. Questo è il ritmo di cui parlo, non della velocità ma del ritmo giusto. C’è un esatto istante in cui il nostro cervello smette di pensare volontariamente. A quel punto arrivano i pensieri, è diverso. A volte dopo qualche decina di metri, a volte al primo chilometro, altre volte al terzo, noi non possiamo sapere quando e tantomeno possiamo ricercarlo con bramosia. Possiamo solo attenderlo e restare in ascolto. Ascoltiamo il rumore del nostro respiro e il suono delle scarpette sul terreno. Per un’istante la mente si vuota, si ferma, smette di pensare e il cervello attiva una modalità simile alla meditazione. C’è la fatica ma non turba, non disturba. Con il tempo si impara ad apprezzarla e ascoltarla. Si ascoltano i muscoli che bruciano o il sudore che cola sulla fronte o il freddo che entra nei bronchi ma senza infastidirci, restiamo semplicemente in ascolto prendendo consapevolezza delle sensazioni di quel momento, tentando di spingerci un po’ più in là. A volte durante la corsa arrivano in testa soluzioni a problemi che qualche minuto prima erano apparentemente irrisolvibili. Altre volte ci vengono grandi idee, altre volte ancora niente, semplicemente ci sentiamo meglio.
Ecco la vera magia della corsa, secondo me è questo il motivo perché così tanti pazzi decidono di correre una mezza maratona o una maratona. Il vincitore è sempre solo 1, dalla quinta posizione in poi nemmeno i più esperti di atletica ricorderanno mai il tuo nome, non sei nessuno, resti un runner sfigato, un runner nessuno ma un runner felice, ed è questo ciò che conta.